22 Lug 2018

Dott.ssa Monica Di Stefano

Neuropsichiatria

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Sviluppo ed utilizzo degli ambienti multisensoriali (M.S.E. Multisensory Environment) nelle patologie neuropsichiatriche

In questi ultimi 10 anni circa, in Italia, si è progressivamente sviluppato un fenomeno molto interessante, costituito dalla realizzazione ed utilizzo di ambienti multisensoriali per la terapia di patologie neuropsichiatriche. In quest’arco di tempo, infatti, è aumentata in maniera esponenziale la presenza, in varie regioni, sia in strutture private che pubbliche, residenziali, ambulatoriali ed in strutture scolastiche, di ambienti multisensoriali.

Tale fenomeno è in linea con le più recenti acquisizioni in letteratura sugli effetti positivi che, nel campo delle disabilità neuropsichiche (sia degli adulti che dei minori), sono attribuiti all’utilizzo di metodiche riabilitative alternative.

Attualmente esistono vari tipi di ambienti multisensoriali; i più conosciuti e realizzati in Italia sono denominati “ambienti Snoezelen”.

Il termine “Snoezelen” nasce dalla fusione di due verbi olandesi “snuffelen” (esplorare) e “doezelen” (rilassare), ed è rimasto in uso comune per descrivere l’approccio di stimolazione multisensoriale in cui “l’utilizzo di uno stimolo multisensoriale controllabile è in grado di determinare benessere”.

L’attività di stimolazione multisensoriale si svolge in una stanza dedicata (Multisensory Environment o MSE) dove i pazienti possono sperimentare una serie di stimoli visivi, uditivi, olfattori e tattili (Baker et al., 1997).


Cenni storici

Il concetto di Snoezelen si è sviluppato negli anni ‘60, nel campo delle disabilità intellettive ed è stato descritto per la prima volta da Hulsegge e Verheul (1987), due terapisti che  osservarono  i propri pazienti  entrare nella stanza da loro ideata come in uno “spazio vuoto”  , realmente” liberi di fare le proprie personali scelte, liberi dalle pressioni per ottenere risultati, liberi dai controlli e dalla routine, disgiunti da diagnosi mediche e limitazioni note”.

Dapprima i due terapisti realizzarono una stanza sensoriale sperimentale costruita in maniera molto semplice, dotata dei seguenti effetti:

– un ventilatore che soffiava stringhe di plastica;
– inchiostro misto ad acqua proiettato su uno schermo;
– strumenti musicali;
– oggetti tattili;
– bottiglie profumate e saponi;
– cibi aromatizzati.

L’esperimento ebbe un grande successo, soprattutto nei soggetti più gravi in cui venne rilevato un feedback positivo sia verbale che non verbale.

Uno dei primi Istituti per pazienti disabili dell’età evolutiva in cui è stato utilizzato prevalentemente il metodo Snoezelen è sorto in Olanda (De Harteenberg) ed è caratterizzato da stanze , corridoi, piscina,  costruiti e progettati affinché forniscano una  stimolazione multisensoriale.

Louis Haggar e Roger Hutchinson definirono nel 1991 la filosofia  “Snoezelen”  come “un approccio fortificante, sensibile e altruista, in cui si crea un’atmosfera  di sicurezza e in cui viene  incoraggiata la scelta libera”.

La stimolazione multisensoriale

stimolazione multisensoriale


Teorie

Sono state nel tempo formulate diverse teorie sulle modalità di funzionamento del metodo di stimolazione multisensoriale, in particolare nei confronti di soggetti con handicap multipli.

La ricerca, negli anni ’60, mostrava come una restrizione prolungata o frequente di stimolazioni poteva portare a conseguenze negative per gli individui (Zuckerman, 1964).

Non è importante solo la quantità di stimolazione, ma anche la variazione della stessa: ad esempio una stimolazione monotona può essere negativa così come l’assenza di stimolazione.

Molti centri di riabilitazione in cui i soggetti con demenza o con deficit cognitivi trascorrono la maggior parte del proprio tempo possono essere non stimolanti od offrire stimoli monotoni, senza variazione.

Una compromissione fisica, sensoriale e cognitiva inoltre riducono la quantità di stimoli significativi che un individuo può recepire.

La compromissione delle abilità cognitive inoltre riduce la capacità che un individuo ha di comprendere la stimolazione che riceve.

Questo tipo di deprivazione di stimoli significativi può avere delle ripercussioni negative come stato di ansia, stress, depressione, riduzione della motivazione, agitazione, turbe del comportamento.

Stimolazioni specifiche dei sensi primari in un ambiente che escluda tutte le stimolazioni estranee rendono la percezione e l’interpretazione di queste sensazioni più facile per i pazienti e alleviano gli effetti di tale deprivazione.

La stimolazione sensoriale può poi essere adattata in base alle esigenze di ogni individuo rendendo quindi l’esperienza sempre più appropriata e positiva.

Il tipo di stanza più diffuso è “la stanza bianca”, dotata di pareti color pastello per ottimizzare gli effetti luminosi ed escludere luci estranee. Essa rappresenta una sorta di “modello base” a cui si possono aggiungere suoni, musica e diffusori di aromi.

L’attrezzatura di base prevede:

  • un tubo a bolle
  • un tubo di luce
  • fibre ottiche
  • un proiettore
  • una tenda  a “cielo stellato”
  • specchi
  • una parete con suoni e luci
  • una poltrona musicale
  • un diffusore di aromi

 

Tali effetti possono essere usati da soli o combinati insieme in modo da stimolare il soggetto ad interagire con l’ambiente circostante, a costruirsi un’immagine del proprio mondo .

Le stanze Snoezelen sono usate come “zona neutra”, adatta ad ogni età e a vari tipi di disabilità. Esse determinano miglioramenti nell’area delle motivazioni, della concentrazione e della coordinazione.

Le stanze Snoezelen, quindi costituiscono  una risorsa per migliorare la qualità di vita per le persone affette da disabilità differenti.


Campi di applicazione

Il metodo della stimolazione multisensoriale ha un ventennio di sperimentazione; attualmente è utilizzato quotidianamente nel campo della riabilitazione, della sanità, della scuola, della terapia occupazionale.

Le tipologie di utenti  cui si rivolge sono:

  • Soggetto affetti da ritardo mentale di vario grado: (Hogg J. Et al., 2001; Shapiro et al.; Matson J.L. et al., 2004; Merrick J., 2004;nasser K., 2004; Lancioni GECuvo AJO’Reilly MF, 2002; Cuvo AJ, May ME, Post TM , 2001;Etchepareborda MC, Abad-Mas L, Pina J, 2003), (Kwok HW, To YF, Sung HF, 2003; Chan S, Fung Yuen M, 2005;Collier L, Truman J, 2008;
    Il metodo è usato come mezzo di comunicazione non verbale, per migliorare il rilassamento, per fornire stimoli. Le ricerche effettuate in questo campo mostrano come  il metodo possa agire determinando: modificazioni positive dell’umore (Hutchinson & Haggar, 1991; Long & Haig, 1992), aumento della concentrazione ( Ashby et al., 1995; Lindsay et al, 1997), incremento della comunicazione, delle interazioni sociali, dell’esplorazione e manipolazione di stimoli ( Houghton et al, 1998; Martin NT, Gaffan EA, Williams T. 1998, Lindsay WR, Black E, Broxholme S. , 2001); del rilassamento ( Slevin & McClelland, 1999), riduzione di comportamenti stereotipati e aumento di comportamenti adattivi(Shapiro  et al., 1997, Nasser K, Cahana C, Kandel I, Kessel S, Merrick J, 2004, Kaplan H, Clopton M, Kaplan M, messbauer L, McPherson K, 2005), riduzione dei comportamenti autolesivi e dell’aggressività (Singh N., Lancioni G., Winton A, Molina E.,Sage M, Brown S., Groeneweg J, 2003; Matson JL, Bamburg JW, Smalls Y. , 2004) .
  • Soggetti con patologie psichiatriche: facilita la creazione di un’atmosfera adatta a sviluppare relazioni terapeutiche (Baillon S, Van Diepen E, Prettyman R, 2002).
  • Soggetti affetti da Disturbo da stress post-traumatico: la stanza rappresenta un luogo sicuro dove i soggetti possono cominciare a comunicare, riconquistare la fiducia e ricostruire relazioni significative. Miglioramento dei ritmi del sonno.
  • Soggetti affetti da autismo : in particolare in letteratura vengono descritti effetti positivi sui pazienti affetti da S. Di Rett (Lotan M, Merrick J, 2004; Lotan M., Shapiro M., 2005; Messbauer L, 2008; ).
  • Centro per le cure palliative: (Scho field P, Payne S, 2003).
  • Controllo del dolore acuto e cronico: Il metodo riduce la depressione e le alterazioni del funzionamento fisico, psicosociale e del sonno , aiuta a superare la sofferenza (Schofield, 2000). L’ambiente Snoezelen costituisce infatti una distrazione dal dolore ed ha un effetto “riumanizzante” dovuto al rilassamento profondo e alla percezione di una migliore qualità di vita.
  • Esiti di ictus e trauma cranico: nella Clinica Universitaria di Gand in Belgio le medesime attrezzature Snoezelen che stimolano i pazienti passivi servono al rilassamento di quelli più inclini all’agitazione. Questo consente alla clinica di offrire un servizio terapeutico combinato, rivolto sia alle competenze motorie grossolane che alle necessità emotive con l’obiettivo di portare ogni paziente a raggiungere il massimo livello funzionale possibile.

 

Effetti positivi sono stati riscontrati in studi su bambini che hanno subito un grave trauma cranico (Hotz G, Castelbranco A., Lara I, Weiss A. , Duncan R, Kuluz J, 2006).

  • Soggetti affetti da demenza (Alzheimer): (Lancioni G., Cuvo A., 2002; van Weert J., van Dulmen A., 2005; Turci M, Andrian F, Bellodi C,, Ferrari G,  Grandi CA¹, Orofino E, Orsi F, Serio C,², Fabbo A, 2010 la terapia di stimolazione multisensoriale può avere un effetto positivo sull’umore di pazienti con demenza (Moffat et al., 1993; Pinkney, 1997; Baker et al., 1998, Cohen E. 1999), può aumentare l’attenzione al proprio ambiente (Moffat et al, 1993; Baker et al., 1998; Spaull et al., 1998), aumenta la comunicazione adeguata (Baker et al., 1998), riduce la frequenza di comportamenti socialmente disturbanti (Kragt et al., 1997; Spaull et al., 1998).

 

Modalità di utilizzo

La realizzazione di una attività secondo l’approccio Snoezelen implica che l’operatore:

– abbia delle conoscenze specialistiche sui pazienti di cui si occupa (educatore professionale, terapista della riabilitazione motoria, psicomotoria, logopedica, musicoterapista);
– abbia,  con il soggetto che tratta, una relazione familiare (conoscenza del soggetto, della anamnesi, delle tematiche e problematiche familiari, della patologia da cui è affetto);
– valuti le caratteristiche del paziente;
– comunichi con gli altri componenti dell’equipe (umore, salute, eventi del soggetto in trattamento);
– prepari lo spazio in maniera appropriata per accogliere il soggetto;
– inviti il soggetto nella stanza e ne faciliti l’ingresso;
– valuti i suoi bisogni durante la seduta;
– segua le iniziative del soggetto e proponga;
– riconduca gradualmente il soggetto dopo la seduta al suo ambiente abituale.

Non è di secondaria importanza il considerare che l’esperienza di fare qualcosa “di positivo” ed impiegare un” tempo qualitativamente buono” con il paziente innalza il morale dello staff e riduce il burn-out (Morrisey & Biela, 1997)

In questi anni sono state proposte varie griglie da utilizzare per la valutazione dei benefici a breve, medio e lungo termine legati all’utilizzo della stanza Snoezelen, via via adattabili alle caratteristiche del soggetto e alle informazioni che interessano.

In letteratura ne sono state costruite varie, in particolare Michel Thèroux (Role de l’intervenant lors d’une periode d’activitè fait selon l’approche Snoezelen) cita alcune tipologie sperimentate con successo:

  • Osservazione libera: si costituisce una griglia in cui si osserva ciò che accade, da riempire o durante la seduta o immediatamente dopo, in modo da registrare il numero maggiore di informazioni possibili. Le osservazioni devono riportare i tempi di osservazioni e la data.
  • Osservazione secondo il materiale: questa griglia permette di valutare le risposte che il soggetto manifesta in base al materiale presentato. Vengono registrate le reazioni del soggetto in rapporto agli oggetti che ha a disposizione.
  • Osservazione sistematica: questo tipo di osservazione è utile soprattutto quando si hanno più soggetti in una stessa seduta. Si può osservare un soggetto in un dato momento e successivamente di 5 minuti in 5 minuti valutando azione, situazione, interesse, interazione, posizione, fisionomia ,come in una foto, per valutarne la condotta durante l’intera seduta. Grazie alla griglia è possibile per l’operatore confrontare le reazioni nel tempo di uno stesso soggetto e adeguare il proprio comportamento, modularlo.

 

E’ stata inoltre proposta sperimentalmente una Snoezelen Diary Card in cui vengono indicati i vari stati d’animo del soggetto (felice, triste, rilassato, agitato, interessato, disinteressato) in corrispondenza delle varie attività proposte nella stanza ( tatto, suono, etc..)

Viene richiesto di denominare l’umore o l’atteggiamento predominante durante l’intera seduta: per es. molto rilassato.

Le variabili che possono essere misurate sono:

– Qualità e quantità di interazioni visive tra il soggetto e altri soggetti o gli oggetti;
– Qualità e quantità di contatti fisici con soggetti od oggetti;
– Qualità e quantità di attività ricercate attivamente dal soggetto in seduta;
– Qualità e quantità di iniziative comunicative e di coinvolgimento;
– Modificazioni nell’attenzione condivisa;
– Iniziative per agire o comunicare;
– Tipo di comunicazione;
– Miglioramento del tono dell’umore;
– Riduzione dei livelli di agitazione;
– Riduzione dei comportamenti “problematici”(stereotipie, autolesionismo);
– Tempi di rilassamento;
– Modificazione dell’ atteggiamento nei confronti dell’operatore;
– Modificazioni della postura/movimento;
– Modificazioni espressione del volto /mimica.

Gli ambienti di stimolazione multisensoriale rappresentano, in conclusione, un’interessante opportunità di integrazione alle tecniche riabilitative cosiddette “classiche” in diverse patologie neuropsichiatriche sia dell’adulto che del minore.

Dott.ssa Monica Di Stefano

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Paolo

Molto interessante! Grazie

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