Disturbi del sonno in epoca infantile
I disturbi del sonno rientrano tra i problemi dell’infanzia più frequenti.
Tale tipologia di problemi spesso porta a una disorganizzazione all’interno del nucleo familiare: genitori che perdono il contatto o l’intimità con il partner per cercare di mantenere i rituali favorenti il sonno dei figli piccoli, genitori che si alternano nella “compagnia” al figlio allo scopo di favorirne il sonno perdendone anche di proprio, utilizzo di tecniche (cullamento prolungato, uso del tablet, proposte di giochi attivanti per “stancare” il minore, uscite in macchina per fare addormentare il bambino nel seggiolino) errate o che comunque tendono a cristallizzare se non a peggiorare la qualità e la quantità del sonno del minore.
E’ quindi importante occuparsi delle difficoltà nel dormire e delle cosiddette “cattive abitudini” che spesso si autoalimentano per stanchezza, o per paura da parte dei genitori di cerare dei traumi nei figli per poi diventare problematiche molto più difficili da risolvere.
Cos’è il SONNO?
Il sonno è un fenomeno fisiologico importante del nostro organismo: esso risulta maggiore nel neonato mentre tende a ridursi (in termini di quantità di ore) durante la crescita e l’età adulta fino a diminuire ulteriormente nella vecchiaia.
Esso svolge la funzione di recupero sull’organismo durante le fasi NREM e di recupero e fissazione della memoria (facilitando l’incorporazione di nuovi comportamenti appresi in veglia) durante le fasi REM.
Sonno e sviluppo psichico
Nel corso del primo anno di vita risulta comune la difficoltà per i neonati di acquisire un regolare ritmo sonno-veglia. Esso dovrebbe, orientativamente, normalizzarsi intorno ai 4 mesi di vita, ma non sempre questa rappresenta una “regola”. E’ dal secondo anno di vita del bambino che possono presentarsi dei problemi, perché il sonno non è più uno stato “automatico” a cui il bambino, sfinito, accede per stanchezza.
Lo stato di sonno diventa infatti una sorta di “altro mondo”, rispetto a quello della veglia, che il bambino sta appena cominciando a conoscere: il passaggio fra i due mondi potrebbe non risultare facile. Il bambino lo affronta spesso con paure ed ansie, proprio come il passaggio dal mondo familiare conosciuto al mondo esterno.
L’avventurarsi nel mondo esterno è indispensabile alla crescita e allo sviluppo ma comporta inevitabilmente difficoltà, ansie e paure e richiede una certa “maturità” e una “base sicura” in cui poter tornare. Come in ogni fase di crescita il bambino deve essere ‘accompagnato’ ad affrontare la nuova esperienza e incamerarla nel suo apprendimento. Se prematura o non sufficientemente gestita, la separazione dall’ambiente e dalle persone conosciute, può essere un’esperienza traumatica. Anche il passaggio dalla veglia al sonno è quindi una fase delicata che il bambino deve imparare ad affrontare, cosa che richiede analogamente un accompagnamento nel distaccarsi dal mondo conosciuto e controllato per avventurarsi nel mondo sconosciuto.
Il sonno e l’addormentarsi, a partire dal secondo anno circa di vita, perdono quindi il carattere di fenomeno fisiologico e spontaneo diventando fenomeni sottoposti a regole di educazione e tradizione culturale e fanno quindi parte dell’apprendimento. Le regole variano a seconda degli ambienti e così le modalità e l’elasticità con cui vengono proposte ai bambini. Per ogni famiglia e ogni bambino è questa una fase di prova per tentativi ed errori e di mediazione fra richieste del bambino e richieste degli adulti, che è importante che siano coerenti e autorevoli nello stabilire limiti e regole.
Igiene del sonno
Vi sono delle regole di “igiene del sonno” che dovrebbero sempre essere messe precocemente in pratica, fin dai primi mesi di vita: il bambino dovrebbe, fin dai primi mesi, avere un suo posto specifico in casa per dormire (dalla culla nei primi mesi al lettino dal secondo semestre fino ai due tre anni e infine un vero e proprio letto singolo nella propria cameretta). Il lettone dei genitori non è vietato purché non rappresenti una regola ma resti una eccezione in casi particolari (allattamento, stanchezza dei genitori, malattie, ecc. ) La fase dell’addormentamento dovrebbe essere vissuta nel proprio lettino, con gli aiuti e la compagnia dei genitori a turno, preceduta da una diminuzione dell’attività fisica e ludica, con rituali di separazione tranquillizzanti (il bagnetto ad esempio, la lettura di una fiaba e luci soffuse nella stanza) che avvicinino al momento dell’andare a letto. I rituali dell’addormentamento aiutano il bambino ad abituarsi a rimanere solo nel proprio lettino, con la consapevolezza però, che papà e mamma resteranno nei paraggi e potranno accorrere in caso di necessità.
I disturbi del sonno: dissonnie e parasonnie
Il sonno è strutturato in varie fasi:
1) fase di sonno REM (dall’inglese Rapid Eyes Movements, rapidi movimenti oculari) che corrisponde allo stato in cui si sogna;
2) fase di sonno NON REM (Not Rapid Eye Movement) che fa riferimento al fatto che durante questo stadio gli occhi della persona non si muovono in maniera rapida.
La fase NREM si compone a sua volta di 4 diversi momenti (addormentamento, sonno leggero, sonno profondo e molto profondo) e ha una durata complessiva di circa 90 minuti.
Le dissonnie
Sono alterazioni della “quantità” del sonno: difficoltà all’addormentamento, risvegli frequenti o risvegli mattutini troppo precoci, ipersonnia. Nel bambino, le ipersonnie sono alquanto rare mentre risultano frequenti le insonnie ovvero difficoltà nell’addormentamento e nel mantenimento del sonno.
Le dissonnie nei bambini sono dovute generalmente ad abitudini non adeguate e a difficoltà educative, legate agli aspetti descritti sopra. In molti casi è spesso necessario un intervento specifico di specialisti esperti nella materia.
Il trattamento delle insonnie nei bambini deve essere sempre accuratamente vagliato e programmato mediante ausilio di professionisti:
- visita neuropsichiatrica;
- esami di laboratorio;
- interventi di supporto psicologico e consigli comportamentali.
Le parasonnie
Sono alterazioni della “qualità“ del sonno. Il soggetto non interrompe lo stato di sonno, ma manifesta comportamenti parossistici non presenti normalmente nel sonno: parla, grida, si agita, si siede nel letto e sbarra gli occhi, si alza e cammina ma non si risveglia e il giorno dopo non ricorda l’accaduto. Fanne parte di questa categoria: il sonnambulismo, il sonniloquio, il pavor nocturnus, il bruxismo, la jactatio capitis, gli incubi e le allucinazioni ipnagogiche, che non rivestono in sé particolare significato patologico ma spesso, con l’approfondimento della situazione psicologica individuale e familiare, rivelano elementi di inquietudine, preoccupazioni non espresse, organizzazioni familiari disfunzionali sui quali può essere necessario focalizzare gli interventi.
Conseguenze dei disturbi del sonno
La quantità e la qualità del sonno, oltre che essere segno degli aspetti educativi e di contenimento psichico ambientali, hanno spesso notevoli ripercussioni sul benessere quotidiano dei bambini e sulle sue performance nella vita diurna. Difficoltà di concentrazione ed attenzione, iperattività, nervosismo, deflessione del tono dell’umore, iperfagia, possono essere delle conseguenze in epoca infantile dei disturbi del sonno.
I rimedi
I disturbi cronici del sonno dei bambini dipendono in gran parte da aspetti ambientali, educativi e di organizzazione familiare che si riflettono sul senso di sicurezza e sulla loro maturazione psicoaffettiva. Non sono ‘sintomi’ o ‘malattie’ ma ‘cattive abitudini’ o segni di inquietudini legate ad organizzazioni ambientali non sufficientemente adeguate alla crescita dei bambini. I rimedi consistono quindi nel miglioramento dell’organizzazione familiare e delle modalità educative.
Quando le situazioni, sia del bambino che familiari, sono più complesse e ai disturbi del sonno si associano disturbi nella vita diurna, può essere indicato un approfondimento e un intervento di consulenza neuropsichiatrica, eventuale terapia familiare e/o psicoterapia individuale.
L’utilizzo di psicofarmaci, nei bambini, risulta controindicato in questi casi mentre integratori con effetto di regolazione sul ritmo sonno-veglia (ad esempio la Melatonina) o sostanze naturali come camomilla, valeriana, passiflora, ecc., possono essere usate con successo e solitamente hanno anche un effetto placebo sui rituali di addormentamento.
Neuropsichiatra infantile