Lionel e il gioco della torre 16 Set 2021

Dott. Corrado Randazzo

Psicoterapia psicoanalitica

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Lionel

Lionel (nome di fantasia) era un bambino di 6 anni che mi fu inviato, per iniziativa di un’insegnante della scuola elementare che frequentava, per problemi di iperattività.

Non stava mai attento, non rispettava le regole, non riusciva a controllare i propri impulsi aggressivi. Col tempo gli insegnanti si accorsero che più che essere un alunno discolo o maleducato, Lionel, mostrasse un disagio attraverso il suo modo di comportarsi e che in particolare non sembrasse capace di sopportare le attese.

Mi riferisco a quei momenti in cui ci si accorge dello scorrere del tempo, al tempo vuoto, quando non c’è niente da fare e bisognerebbe solo aspettare.

In questi momenti Lionel sembrava provare un forte disagio, non poter tollerare quel silenzio che c’è fuori… e che c’è dentro di se’… perché quando sentiva quel silenzio, quello dentro di se’ intendo, apparivano i mostri.

I mostri erano la più grande paura per Lionel.

Per questo, per evitare quel vuoto, Lionel era costretto sempre a fare qualcosa, ad “iper-fare”, ad “iper-attivarsi”…

 

Le sedute di gioco ad orientamento Psicoanalitico

Durante il percorso di analisi intrapreso Lionel mi mostrava quanto fosse importante riempire tutto il tempo a nostra disposizione facendo delle cose. A volte un nuovo gioco si sovrapponeva all’altro prima ancora che quello fosse terminato.

Ero bombardato da domande che mi permettevano di pensare, ed anche a lungo, alla risposta che non avrei trovato mai… provando ad introdurre nella relazione con questo bambino l’attesa, il silenzio, il pensare…


Il gioco della torre

Lionel e il gioco della torreUn giorno Lionel mi propose di fare il gioco della torre. Sulla “torre”, costruita con tanta fantasia, vennero sistemati animali, pupazzetti, colori, fogli, disegni fatti in seduta nei giorni precedenti ed oggetti presi dal mio cassetto.

Sulla torre, tra la folla di “oggetti” erano nascosti anche Lionel e la sua mamma. L’invenzione dei motivi per cui i vari personaggi dovessero essere buttati giù dalla torre rivelava l’immensa immaginazione di Lionel e ne accertava la fervida creatività, che metteva in ombra la sua notevole intelligenza.

La torre cominciò a spopolarsi finché ben presto rimasero solo la mamma e Lionel. Lionel mi informò che il Re aveva stabilito che doveva restare uno solo sulla torre alla fine e che pertanto adesso dovevamo fare una scelta.

Non mi chiese chi potesse essere il prossimo ad andare giù dalla torre, me lo mostrò repentinamente e senza indugi. Mi accorsi che era Lionel a cadere giù dalla torre, nel vuoto.


Ho scelto di proporre questa seduta perché si aggiunge e arricchisce un panorama relativo alla clinica in infanzia che propone un’idea molto importante.

Da quanto emerge in questo gioco sembra che l’interesse primario dei bambini sia rivolto più alla sopravvivenza dell’oggetto (genitore) più che dell’Io.

Lavorando con i bambini ho sempre riscontrato che le paure e le angosce hanno sempre a che fare con il timore della precarietà dell’oggetto, cioè della sopravvivenza dei genitori.

Allo stesso tempo la “cura” sembra sempre coincidere con la convinzione, nei bambini, della stabilità fisica ed emotiva dei genitori.

In definitiva il disagio del bambino sembra dipendere prevalentemente dalla paura che i genitori possano star male o addirittura morire.

Nel caso di Lionel, attraverso il lavoro con i genitori fu possibile notare un funzionamento familiare da sempre votato all’azione.

Tutto il tempo era bene, secondo i genitori, che fosse impiegato “produttivamente”. L’esigenza genitoriale riempiva lo spazio per il desiderio del bambino, svuotandolo.

Era come se Lionel rassicurasse i genitori quando era impegnato e li terrorizzasse fermandosi, riposando, dormendo e forse anche sognando. Era per questo che nei suoi sogni apparivano i mostri.

Lo stile di vita familiare sostanzialmente legato all’agito finiva per demonizzare l’attesa, il silenzio, “il tranquillo benessere” cioè la capacità del bambino di stare da solo, a pensare aggiungerei.

Evidentemente l’essere sempre efficaci, produttivi, utili era un bisogno impresso e nascosto nell’area della coppia genitoriale che li difendeva da un timore di inerzia, di passività, di depressione forse..

Era chiaro che quelle angosce non erano di Lionel e che appartenessero alla coppia dei genitori ma per tornare al punto iniziale, posso dire che Lionel, come un comandante in missione segreta, assume il controllo della nave e si avvia a riempire quel vuoto, non suo, come un’ape operaia che è pronta a sacrificare se stessa per salvare la regina.

Dott. Corrado Randazzo

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