Dott. Corrado Randazzo
Psicoanalisi
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Crisi adolescenziale – L’adolescenza è considerata una nuova nascita di un nuovo modo di vedere le cose, i rapporti con gli altri, se stessi ed in particolare il proprio corpo.
A nascere sono i sogni, diversi da quelli dell’infanzia, pertanto nuove relazioni, nuovi scopi. Altre cose diventano importanti e quelle che sono state presentate come strade da perseguire suscitano minore interesse a volte. Altre volte sono proprio rifiutate.
La nascita dei nuovi sogni e di nuovi desideri implica il cambiamento degli investimenti affettivi e quindi nuove dinamiche relazionali. A nascere e la nuova immagine di se’. A riconoscerla “deve” essere l’altro. Quando ciò non avviene il rischio è quello di sentirsi invisibili.
La scena pertanto in adolescenza, è del corpo, inteso come immagine di se’ e dell’altro, inteso come giudice (ruolo in infanzia rivestito dal genitore). L’adolescente vive il suo momento impegnato nella costruzione di un’identità come se si trattasse della descrizione di un puzzle. L’adolescente è motivato dal desiderio di dare un’immagine, al proprio mondo emotivo, un’immagine che gli altri possano riconoscere.
La crisi adolescenziale è da intendersi nel non riconoscimento, in adolescenza, di dinamiche interne appartenenti al periodo dell’infanzia. L’adolescente non si riconosce più nell’immagine infantile che i genitori mantengono, non si rivede più nel modo di relazionarsi con gli altri, non è più affascinato dai desideri dell’infanzia e non prova più gli stessi piaceri di un tempo. Anzi certe cose sembrano non provocare più le stesse emozioni.
Allo stesso tempo emergono tutta una serie di nuove sensazioni, nascono domande a cui non è facile dare risposte e si sente un certo imbarazzo a condividere tutti I pensieri con la famiglia. Nasce il bisogno di intimità, di privacy, di isolamento. Nascono I diari segreti, i divieti d’accesso sulle porte di stanzette, nasce un bisogno di avere un luogo privato per pensare, per riconoscersi, per chiedersi “io chi sono?”.
Crisi adolescenziale
Non sorprenda che il tema dell’adolescenza sia la confusione. Nuovi stimoli creano nuovi pensieri di amicizia, di rabbia, di incertezza, di aspettative genitoriali, deI proprio sogni, della paura di essere esclusi, del bisogno di essere capiti, delle ansie di isolamento ecc…
Come mettere insieme tutti questi pensieri e soprattutto come riuscirci da soli sembra rappresentare la sfida adolescenziale. Il processo di integrazione di un nuovo mondo interno e del vecchio mondo esterno sembra qualcosa di troppo complicato a volte.
La crisi adolescenziale va forse considerata come la capacità di tenere insieme tutti questi sentimenti.
La possibilità di dare senso e rappresentare a se stessi ed agli altri la propria identità, sembra dipendere dalla capacità di individuare la strada giusta da imboccare. La direzione diventa un punto essenziale, l’obbiettivo verso cui protendersi.
Tale capacità sembra essere influenzata dallle culture di appartenenza, le religioni, i miti, l’educazione familiare, il rapporto con I genitori e con le loro aspettative.
Il peso delle aspettative genitoriali mette a dura prova l’adolescente, che da un lato sente il bisogno di sostenere I desideri dei genitori, dall’altro di liberarsene per affermare se stesso e per conferire alle proprie scelte un carattere di autonomia e di non dipendenza…
L’ambivalenza adolescenziale è indice di sentimenti contrastanti che da un lato rappresentano l’amore per il genitore sentito come bisogno di appartenenza e di conservare le proprie radici, ma che dall’altro rappresentano un crescente bisogno di separarsi da quelle stesse radici. Questo nuovo sentimento si manifesta attraverso vissuti di insoddisfazione o di rabbia verso quell’ambiente familiare che può essere sentito allo stesso tempo come limitante e verso il quale allo stesso tempo può essere indirizzata quella rabbia. La ribellione adolescenziale sembra essere figlia di questa ambivalenza.
Il bisogno di conservare un legame d’amore come è interpretato quello familiare, ma allo stesso tempo di non sentirsene dipendente, porta l’adolescenza a distruggere e ricostruire. Distruggere la dipendenza dal mondo familiare e ricostruirla nel mondo extrafamiliare. Si tratta probabilmente di ricostruire legami d’amore all’esterno della famiglia. In questi nuovi legami sarà possibile condividere una nuova crescente e dirompente pulsione, la sessualità.
È questo il tempo della nascita di nuovi legami, i legami d’amicizia. L’importanza delle amicizie per L’adolescente è forte, nettamente più forte dell’importanza dell’amicizia del periodo infantile.
Alle amicizie in adolescenza si conferiscono notevoli aspettative. L’amicizia in adolescenza designa il riconoscimento della nuova immagine di se’ e permette agli adolescenti di trarre importanti conclusioni in merito alle paure di esclusione e di isolamento.
È il tempo degli amici del cuore, del migliore amico…
Ma è anche il tempo della nascita dei gruppi. Delle bande, delle squadre. Il bisogno di appartenenza ad un gruppo sembra rappresentare il bisogno di una nuova famiglia, il bisogno di ricostruire un ambiente nuovo nel quale ritrovare fiducia, affidamento, conforto, solidarietà…
Il gruppo è una nuova famiglia, un luogo in cui ci si capisce anche se non si parla in maniera convenzionale, formale. Il gruppo ha un suo linguaggio, nascono gli slang tipici della comunicazione di un gruppo. Nel gruppo ci si chiama “fratello”, “zio”, al grippo si conferiscono ruoli tipici della famiglia di appartenenza.
Ma il gruppo può anche essere veicolo di paure, di angosce. L’esclusione da un gruppo viene sentita come l’esclusione dalla propria famiglia e per questo a volte è molto dolorosa.
L’interruzione di un’amicizia o la perdita di un legame d’amicizia può spesso essere sentita come una situazione traumatica.
La nascita di nuovi amori sembra rappresentare una naturale evoluzione del processo di crescita e di superamento del legame di dipendenza dalla famiglia. Innamorarsi significa anche poter lasciare il primo amore, mamma e papà. Innamorarsi significa che papà e mamma non porteranno rancore e che accetteranno I nuovi amori dei figli, senza temerli, senza entrarci in competizione.
Di contro, la difficoltà degli adolescenti a creare nuovi legami d’amore, nuove amicizie, che si evidenzia nei casi di inibizione, o più marcatamente nel ritiro sociale, dovrebbe far riflettere sulla indisponibilità di genitori e figli a separarsi.
Quel senso di alienazione
Le resistenze che rallentano il processo di crescita degli adolescenti hanno a volte a che fare con il senso di alienazione sentito dai figli come sentimento prevalente.
L’essere inadeguati, sentirsi tutti sbagliati, avere la sensazione di non fare le scelte giuste, scaturisce dal provare sentimenti per la prima volta e dalla paura di essere I soli a sentirsi così. Gran parte dei sentimenti dell’adolescente sembrano non poter essere riconosciuti dai genitori ed in questo momento l’adolescente è solo. A volte si sente un alieno.
Sarà difficile sostenere I propri desideri senza poter contare sull’approvazione dei genitori ma è importante che ciò avvenga. Sarà importante trovare certamente il sostegno all’esterno ma anche che la famiglia sia in grado di accettare quella parte soggettiva del figlio, quella parte che non si confà a quell’idea di figlio idealizzato, di figlio perfetto.
La ricerca di approvazione sembra rappresentare un bisogno fondamentale per gli adolescenti e per la conferma di una nuova identità. Un identità in cui c’è qualcosa di nuovo, un crescente senso di poter essere autonomi, un amore erotico, desideri personali, spesso non condivisi. Ma a quanto pare tutto questo non è facile da raggiungere.
Oggi sembra dilagare il ricorso ad identità virtuali. Spesso L’adolescente sembra proteggersi dietro lo schermo, cercare di mettersi al riparo dalla ferita o per lo meno cercando di proteggere il corpo. Sembrano svilupparsi sempre più identità virtuali che precludono l’idea di amori in cui si incontrino anima e corpo.
L’affetto sembra essere descritto sempre più da parole, emoticon che da gesti. I selfie sembrano esorcizzare la paura di perdere pezzi, alimentando l’illusione di poter trattenere tutto a mente, in memoria.
I nuovi adolescenti sembrano prepararsi a non perdere nulla, ma a trattenere tutto. La domanda è “come si farà al momento del lutto?”
Il successo dell’adolescenza risiede a mio parere nella capacità di tollerare la perdita. Quella capacità di resistere ad un desiderio non realizzato, ad un sogno infranto. Mentre quel sogno viene infranto, si scopre quanto si è forti, si scopre se si sopravviverà.
Allenarsi alla perdita è un processo che attiene alla famiglia. Allenare I figli al senso di frustrazione prima e di non realizzazione poi è l’unico modo che abbiamo per non sentirci terrorizzati e per non temere di andar in pezzi alla prima rottura, alla prima delusione d’amore adolescenziale.
Purtroppo la nostra società oggi non allena la resistenza al fallimento ma la cultura del possedere. Il nostro tempo sembra dirigersi in picchiata verso il “più possiedo meglio sto”, trasformando le cose in pillole della felicità. Ed ecco che l’oggetto diventa concreto ed il benessere viene attribuito al possedere cose. La perdita di quelle cose viene sentita come senso di frammentazione, che gli adolescenti “raccontano” attraverso uno dei fenomeni più diffusi oggi: gli attacchi di panico.
Il ruolo della famiglia e di chi esercita le funzioni genitoriali è di primaria importanza e risiede a mio avviso nel formare alla cultura della soggettività e della separatezza.