Dott.ssa Monica Di Stefano
Disturbi dell'apprendimento
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Nell’ambito dei disturbi del linguaggio si riconoscono due categorie:
- i Disturbi di linguaggio “Secondari”, che si presentano in associazione a un disturbo di origine primaria (deficit neuromotori, cognitivi, sensoriali ecc.);
- i Disturbi Specifici di Linguaggio (DSL), che non dipendono da altri deficit e si presentano con una compromissione specifica dell’abilità di linguaggio.
Il Disturbo specifico del linguaggio (Developmental Language Impairment o disfasia) viene considerato il più comune disturbo dello sviluppo.
Nel bambino con disturbo specifico del linguaggio, la normale acquisizione del linguaggio è alterata fin dalle prime tappe dello sviluppo.
I disturbi specifici dell’acquisizione dell’eloquio e del linguaggio presentano come sequele dei disturbi associati, quali ad esempio la difficoltà nella lettura e scrittura, problemi nelle relazioni interpersonali e disturbi comportamentali ed emozionali.
Disturbi del linguaggio in età evolutiva
EPIDEMIOLOGIA
I disturbi specifici del linguaggio riguardano il 5-7% della popolazione in età prescolare.
Più del 50% dei bambini affetti da disturbo specifico del linguaggio presenta un disturbo dell’apprendimento scolastico (il 30-40% dei bambini con Disturbo Specifico dell’Apprendimento –DSA, ha avuto, in epoca infantile, un disturbo specifico del linguaggio).
DEFINIZIONE
Secondo la Classificazione ICD-10 (Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati-Decima Revisione) i disturbi specifici del linguaggio sono caratterizzati da:
- Ritardo nella comparsa e nel successivo sviluppo del linguaggio,
- Evidenti profili anomali con sviluppi differenziati nell’uso di una stessa flessione per funzioni grammaticali diverse,
- Frequenza anormale di errori (errori tipici di fasi più precoci dello sviluppo tipico),
- Errori anomali (non tipici) e presenza di plateau nello sviluppo.
Secondo il DSM V (Manuale statistico e diagnostico delle malattie mentali – quinta edizione) i disturbi del linguaggio si definiscono come:
Difficoltà persistenti nell’acquisizione e nell’uso del linguaggio attraverso diverse modalità (ad esempio parlato, scritto, segni ecc.) dovute a deficit di comprensione o di produzione che includono i seguenti:
- Vocabolario ridotto
- Struttura frasale limitata
- Difficoltà nella formazione del discorso.
Le abilità linguistiche sono sostanzialmente e quantitativamente al di sotto di quelle attese per l’età, risultando in limitazioni funzionali nell’efficacia comunicativa, nella partecipazione sociale, nei risultati scolastici o nelle prestazioni lavorative, isolatamente o in combinazione.
L’esordio dei sintomi avviene nello sviluppo precoce. Le difficoltà non sono da attribuire a deficit uditivi o sensoriali d’altro tipo, a disturbi motori, o ad altre condizioni mediche o neurologiche e non possono essere spiegate meglio dalla disabilità intellettiva o dal ritardo globale dello sviluppo.
CLASSIFICAZIONE
Secondo la Classificazione ICD-10 i disturbi specifici del linguaggio si distinguono in:
- Disturbo della comprensione: disturbo specifico dell’acquisizione del linguaggio in cui la comprensione del linguaggio è sotto il livello appropriato per l’età mentale del bambino.
- Disturbo del linguaggio espressivo: Si tratta di un disturbo dell’acquisizione del linguaggio in cui la capacità di usare il linguaggio espressivo è marcatamente al disotto dell’appropriato livello per l’età mentale del soggetto.
- Disturbo specifico dell’articolazione dell’eloquio: E’ un disturbo nell’acquisizione del linguaggio nel quale il bambino utilizza dei suoni per l’espressione delle parole che sono al di sotto del livello appropriato per la sua età mentale, mentre è nella norma per quanto riguarda tutti gli altri compiti linguistici.
- Afasia acquisita con epilessia (Laundau-Kleffner): E’ un disturbo del linguaggio in bambini che avevano avuto una normale acquisizione del linguaggio. Interessa sia le componenti ricettive che espressive del linguaggio, mentre l’intelligenza è conservata. In questo tipo di patologia, l’esordio dei disturbi del linguaggio è associato alla comparsa di alterazioni parossistiche dell’elettroencefalogramma (EEG) e, nella maggior parte dei casi, a crisi epilettiche. In genere l’esordio di questo tipo di afasia si ha fra i 3 e i 7 anni. La perdita del linguaggio può instaurarsi in qualche giorno o in qualche settimana.
CAMPANELLI D’ALLARME
Fare attenzione se:
- a 12 mesi, il bambino mostra difficoltà di comprensione del linguaggio;
- a 24 mesi il bambino produce meno di 10 parole e ha difficoltà di comprensione;
- a 30 mesi produce meno di 50 parole e non inizia a combinare insieme due parole (per esempio: “voglio acqua!”) e ha difficoltà di comprensione.
DIAGNOSI
La diagnosi di Disturbo di Linguaggio deve essere condotta da un’equipe multidisciplinare costituita da Neuropsichiatra Infantile, Psicologo e Logopedista.
I professionisti raccolgono in una prima fase informazioni sullo sviluppo psicomotorio, linguistico e comunicativo del bambino. Una corretta valutazione dello sviluppo linguaggio prevede necessariamente, nella prima fase, una valutazione strutturata dello sviluppo psicomotorio del bambino, per accertare che il ritardo del linguaggio non sia secondario ad un ritardo complessivo dello sviluppo.
In una fase successiva vengono proposti al bambino dei test strutturati per la valutazione delle differenti componenti linguistiche quali forma, funzione e contenuto (anche mediante uso di questionari standardizzati da somministrare ai genitori ).
Una buona valutazione clinica include uno studio meticoloso delle strutture dell’orecchio del naso e della gola (otoemissioni acustiche, potenziali evocati del tronco encefalico, altre valutazioni audiologiche).
Nel caso in cui si assistesse ad una palese regressione o variazione nella gravità del linguaggio, uno studio elettroencefalografico durante il sonno (EEG sonno) può essere utile a riconoscere una epilessia sub-clinica o sindromi come quella di Landau-Kleffner.
INDICAZIONI SPECIFICHE
Il trattamento di elezione per i disturbi del linguaggio è la riabilitazione logopedica.
Alcune importanti riflessioni in quest’ambito sono che:
- la valutazione clinica dei bambini che presentano un marcato ritardo non può limitarsi alle abilità linguistiche ma deve essere rivolta ad indagare gli antecedenti cognitivi della comunicazione e lo sviluppo delle competenze simboliche e il livello di sviluppo psicomotorio globale;
- la presa in carico riabilitativa dovrebbe essere attivata il più precocemente possibile ;
- appare necessario costruire una stretta rete di collaborazione tra professionisti, operatori sanitari ed educativi e famiglie per una gestione ottimale del problema.
Dott.ssa Monica Di Stefano
Neuropsichiatra infantile